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Una Catania che premia e si premia: Gold Elephant World Festival

Mi è capitato numerosissime volte di sentirmi dire che Catania scarseggia di iniziative culturali ed eventi che la inseriscono meglio all'interno di un panorama maggiormente cosmopolita e meno legato alla cultura locale. Diciamocelo, però, ci piace sottolineare ed evidenziare drammaticamente il modo in cui la posizione geografica della Sicilia determini fortemente il livello culturale e civile, quasi giustificando la scissione tra Catania e le iniziative di più ampio respiro che si verificano fuori da qui. Ma io adoro sorprendere e sorprendermi e ,questa volta, posso dire che è successo. In questi giorni ho avuto l'onore di partecipare al Gold Elephant World, un festival cinematografico ideato e realizzato da Cateno Piazza, imprenditore locale che non ha rinunciato alla voglia di innovazione e al desiderio di far gustare il sapore della cultura, quella vera, quella europea, la nostra, ai concittadini. Il Festival, tenutosi dal 19 al 22 Aprile al Multisala LoPò, ha proposto opere prime, film e corti in modo da favorire la diffusione di lavori di giovani registi e promuoverne la conoscenza presso il pubblico. Ho seguito le proiezioni di Venerdì 21 Aprile e devo ammettere che, specialmente le prime, sono state alquanto destabilizzanti. Vi racconto i corti che mi hanno colpita di più. Ho assistito alla riproduzione di Penalty di Aldo Iuliano. Questo shortfilm ha voluto raccontare in maniera molto cruda, essenziale, pungente, l'orrore dei ''Viaggi della speranza'' che il più delle volte risultano frutto di un'ulteriore lotta interna alla comunità migratoria. Mi ha toccata nel profondo il modo in cui gli uomini, i migranti, non riconoscessero più l'un l'altro all'interno della comunità che avevano creato, piuttosto si ritrovavano in uno stato di bestiale lotta alla sopravvivenza, in vista di una prossima e vicina selezione naturale. La crudezza di questo corto sta negli sguardi stanchi dei migranti, occhi che rompono lo schermo con un'espressività disarmante.

Altro corto che mi ha procurato dei brividi lungo la schiena è stato certamente Abu Salim. Viaggio della libertà di Antonio Martino. Il titolo non lascia spazio a interpretazioni vaghe. Il corto è una rivisitazione, sotto forma quasi di documentario, di ciò che avveniva all'interno del carcere di Abu Salim prima della rivoluzione contro Gheddafi.

Tre vecchi compagni di cella ritornano nel luogo che li aveva segnati per sempre e illustrano ai nipoti le atroci torture a cui erano sottoposti quotidianamente, in maniera rituale, sistematica. Ogni dolore diventava abitudine. Impossibile dimenticare la scena in cui rimbombava prepotentemente il rumore violentissimo di un'apertura a scatto sulla porta della cella che, mossa più e più volte dava il preavviso di un'imminente tortura che avrebbe colpito uno dei membri all'interno della stanza.

Dopo aver visto determinate cose, non ti senti più lo stesso. Ammetto di aver sentito un senso di pesantezza e di smarrimento dopo certe visioni. Ma... parliamo di cose più piacevolmente leggere.

La special guest della serata è stata Violante Placido, bellezza luminosa e talento multiforme all'interno del panorama cinematografico italiano. Impossibile non notarla.

Ciò che più mi ha colpito, a dire il vero, è stato il brulicare di catanesi che spinti dalla curiosità sono entrati ad assistere, ad informarsi riguardo ciò che stesse avvenendo dentro quella struttura resa magica dal trasudare di arte ed emozioni.

Forse, il tappeto rosso disteso all'ingresso lasciava presagire l'ingresso di un ipotetico Bradley Cooper. Ma la verità è che questa volta i veri ''vip'' erano coloro che varcavano la soglia di quella porta per accingersi a scoprire qualcosa di nuovo, per vedere cosa pochi minuti di filmato potessero dare loro in cambio del proprio tempo. Un evento di successo non è determinato solo dal punto di vista quantitativo dei partecipanti. Il vero successo è stato far parlare di sé, di noi e di artisti emergenti che hanno voglia di mostrare cosa sono capaci di fare partendo da una realtà europea che ha tanto di non ancora detto. Ed è solo osservando che siamo in grado di stimolare ed esercitare la nostra capacità critica che è la sola cosa capace di distinguerci e non farci catalogare come una ''massa'' da trasportare e assoggettare a proprio piacimento, a discapito dei desideri, delle proprie inclinazioni, del personale diritto alla libertà. Sballottati come i migranti di Penalty.

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